Rossana Ciuffetti
LA SCUOLA DELLO SPORT NEL CENTENARIO DEL CONI
Il Piano formativo 2014 e il numero 100 di SdS-Scuola dello sport
Festeggiare un obiettivo per costruire il futuro. Il centesimo numero di questa rivista è la fotografia di una affascinante storia da raccontare per schiudere le porte di un ambizioso domani. Da scrivere a tinte tricolori, grazie all’appassionato e qualificato contributo di chi persegue l’ideale su cui è fondata la Scuola dello Sport, raccontando l’evoluzione di una realtà che è sinonimo di eccellenza e deve rappresentare un punto di riferimento ineludibile per la crescita professionale della nuova classe dirigenziale e tecnica. Sono onorato di firmare su questa rivista in occasione di una ricorrenza speciale, che racchiude l’importanza di un fiore all’occhiello del Coni e dell’intero movimento agonistico italiano. Un traguardo da celebrare che è contestualmente un punto di partenza, un’investitura per raggiungere nuovi obiettivi. Grazie a una mentalità innovativa capace di valorizzare la tradizione aprendosi alla globalizzazione, attraverso una costante interazione con il mercato. Con il coraggio di chi ha il compito di rappresentare un centro di eccellenza nazionale in materia di formazione e di aggiornamento in ambito sportivo e manageriale. Dal 1965, l’anno in cui Giulio Onesti fondò questa eccelsa realtà, la Scuola rappresenta un tratto caratteristico del Comitato Olimpico Nazionale Italiano, e oggi si deve proporre come modello capace di implementare risorse e potenzialità. Onorare la storia vuol dire evolversi, crescere, aggiungere qualità a un patrimonio enorme, affinando la specializzazione e sottolineandone l’importanza come veicolo di affermazione. Credo molto nel valore strategico del nuovo piano formativo, con la convinzione che saprà recepire e assecondare le istanze esterne per modulare un’offerta che si deve proporre come valore assoluto del nostro sistema, contribuendo a radicare una nuova mentalità, vincente nel tempo, perché espressione del know how del settore e fonte di aggiornamento costante. Consolidare il proprio ruolo vuol dire offrire una prospettiva globale, capace di coinvolgere ogni componente del mondo agonistico. Per questo auguro alla Scuola dello Sport di raggiungere importanti successi, chiamati a certificare uno sviluppo esponenziale dell’intero movimento. Questa pubblicazione - all’insegna del 100 - arriva proprio nell’anno del Centenario del Coni, che festeggeremo a giugno. Il modo migliore per rinnovare un connubio unico, con l’obiettivo di rendere sempre più grande lo sport italiano. E di esaltarlo come modello di vita e di crescita per l’intero Paese. (Giovanni Malagò).
John Kiely
PERIODIZZAZIONE, PIANIFICAZIONE, PREVISIONE
Perché il futuro non è mai quello che era solito essere
Si analizzano alcune convinzioni che sono alla base del modello di pianificazione dell’allenamento basato sulla periodizzazione. Si esaminano così le evidenze e la logica che si trovano alla loro base per potere individuare, attraverso di una loro discussione, alcune importanti implicazioni per la filosofia dell’allenamento. Senza volere trattare tutti gli aspetti di tale discussione e senza affrontare alcuni aspetti marginali della periodizzazione, esaurientemente trattati da altri, l’accento viene posto su nuovi e promettenti modi di esaminare il problema della pianificazione dell’allenamento.
Klaus Bartonietz
CERCARE LA VERITÀ NEI FATTI
Lo sport d’alto livello in Cina: il punto di vista di un allenatore (seconda parte)
In questa seconda parte di un ampio rapporto sullo sport cinese, basato sull’esperienza personale dell’Autore che ha allenato la nazionale cinese di lancio del giavellotto femminile, su informazioni ricavate da fonti della stampa cinese e straniera e da pubblicazioni scientifiche cinesi), si espongono l’influenza del pensiero tradizionale cinese nella società e nello sport e alcune particolarità che riguardano comportamenti, condizioni climatiche e differenze determinate dalla lingua e dal modo di pensare che hanno i loro rilfessi anche nello sport.
Benjamin Holfelder, Dieter Bubeck
LATTATO, FIBRE MUSCOLARI E CONTROLLO DELL’ALLENAMENTO
Considerazioni teoriche sul controllo dell’allenamento attraverso il metabolismo del lattato e la tipologia delle fibre muscolari (BIBLIOGRAFIA)
Valutazione funzionale e pianificazione dell’allenamento sono un presupposto essenziale per ottenere risultati di livello mondiale nello sport di prestazione elevata. Sebbene la molecola del lattato non sia facile da interpretare il test del lattato è uno strumento importante per la valutazione della capacità specifica di endurance. Da più di 200 anni è noto il rapporto che esiste tra lavoro muscolare e lattato, per cui è opportuno considerare congiuntamente lattato e tipologia delle fibre muscolari. Questa rassegna espone le nostre conoscenze più recenti sul metabolismo del lattato, le caratteristiche delle fibre muscolari e alcuni meccanismi di adattamento. Viene dimostrato e discusso il rapporto tra metabolismo del lattato e caratteristiche delle fibre muscolari. Infine si forniscono alcune raccomandazioni che riguardano il test del lattato e l’allenamento di intensità elevata, oggetto frequente di molte discussioni.
Andrés Esper
LA PRESTAZIONE DI GIOCO NEL BEACH VOLLEY
Tempi di gioco e di pausa nel beach volley di alto livello internazionale
L’obiettivo di questa ricerca è l’analisi dei tempi di gioco e di pausa nel beach volley internazionale di alto livello. La ricerca è stata realizzata nel 2013 durante il Correintes Grand Slam della Repubblica Argentina che fa parte del Word Tour. Sono state analizzate 9 partite femminili e 5 partite maschili. Tra le donne, le partite presentavano una durata media di 35 min (range: 28-42 min.) quando venivano giocati due set e di 52 min (range: 47-57 min.) quando la partita finiva in tre set. I set duravano 14.min. 42 s. (range: 10min41s-17min04s). Il tempo reale di gioco per set era 3 min. 7 s. (range: 2 min 20 s. -3min37s). Il tempo di pausa per set era di 11 min.35 s. (range: 8 min 21 s. - 13 min. 27 s.). Il 59% dei punti raggiungevano una durata da 0 a 5 s, il 32% da 6 a 10, il 6% da 11 a 15 s. Il 27% dei tempi di pausa durava da 11 a 15 sec., il 42% tra 16 e 20 s., e il 22% tra 21 e 30 s.. Nella nostra serie le 5 partite maschili analizzate terminarono in 2 set con una durata media di 43 min. (range: 28 - 57 min.). I set in media duravano 18 min. 16 s. (range: 17 min. 57 s. - 18 min. 42 s.). Il tempo reale di gioco per set era di 3 min.57 s. (range: 3 min.38 s.-4.min. 16 s.). Il tempo reale di pausa era di 18 min. 16 s. (range: 17 min. 51 s.–18 min. 42 s.). Il 56% dei punti durava da 0 a 5 s, il 35% da 6 a 10 s, e il 7% da 11 a 15 s. Il 19% dei tempi di pausa durava da 11 a 15 s, il 47% tra 16 e 20 s, e il 26% tra 21 e 30 s. Per ogni secondo di gioco vi erano 3,8 s di pausa.
Francesco Della Mattia, Giuseppe Vannozzi
CADENZA DI PEDALATA E PRESTAZIONE
La cadenza di pedalata ottimale: review della letteratura e linee guida (BIBLIOGRAFIA)
La cadenza di pedalata è una delle poche variabili che il ciclista può gestire durante la sua prestazione. La letteratura, però, presenta risultati discordi e non c’è consenso su quale sia la cadenza di pedalata ottimale. Si esamina, quindi, la letteratura specifica di ciascuna disciplina per individuare i punti in comune degli studi analizzati e giungere a una definizione condivisa e il più possibile esauriente del concetto di cadenza ottimale, prendendo in considerazione i fattori fisiologici, energetici, biomeccanici e di sensazione di fatica. In conclusione, la cadenza di pedalata ritenuta ottimale dall’organismo è tanto più elevata quanto lo è la velocità di avanzamento a prescindere dalla potenza sviluppata, ma non è ancora chiaro quale sia il criterio con il quale l’organismo la auto-ottimizza. Dalla letteratura si evince che, probabilmente, nella scelta della frequenza di pedalata è bene utilizzare come criterio fondamentale la minimizzazione della sensazione di fatica. Dagli studi effettuati sul campo non pare giustificabile la ricerca di cadenze elevate (= 90 rpm) in salita e, considerando le gare di endurance, possiamo considerare una cadenza media attorno alle 90 rpm come la scelta migliore dal punto di vista del rendimento, dello stress muscolare e della sensazione di fatica. Si rende necessario, però, approfondire l’argomento con ulteriori studi che considerino complessivamente (e non separatamente) i diversi parametri che influenzano la cadenza di pedalata.
A cura di Mario Gulinelli
SPORT E AMBIENTE
Aria di casa
Laura Fulgenzi, Giancarlo D’Amen, Davide Sisti
IL TAPERING E L’ENDURANCE
Dalla ricerca ai procolli applicativi sul campo
Nella programmazione dell’allenamento il tapering, termine inglese he indica il mesociclo di scarico, è collocato nel periodo immediatamente prima della competizione principale e riveste un ruolo cruciale. Durante il tapering il carico di allenamento viene ridotto con lo scopo favorire gli adattamenti fisiologici e psicologici per raggiungere il picco di performance. Alla luce delle evidenze scientifiche attuali si è voluto indagare, attraverso la somministrazione di un questionario, rivolto sia agli atleti che agli allenatori, quale sia la gestione del carico nel periodo pre-tapering e di tapering in tre differenti sport di resistenza: Nuoto Gran Fondo – atleti della nazionale italiana; Triathlon – T.D. Rimini a.s.d.; Mountain bike, specialità Cross Country – A.s.d. Superbike Team. Questa indagine ha o scopo di verificare se la realtà a noi più prossima, rispecchia ciò che ci viene trasmesso dalla letteratura internazionale. Inoltre, offre spunti di riflessione per quanto riguarda la programmazione dell’allenamento e la gestione del periodo di tapering.
Mario Miglio, Alessandro Bottoni, Attilio Maria Boni, Antonio Dotti, Clara Mauri, Antonio La Torre
LE FASI DI TRANSIZIONI NEL TRIATHLON
Uso dei mezzi combinati nell’allenamento del triathlon: aspetti tecnici e proposte didattiche
Le fasi di transizione trasformano la somma di tre diverse discipline, nuoto, ciclismo e corsa, in un’unica entità sportiva: il triathlon. Le transizioni avvengono nel passaggio da una disciplina all’altra, in esse si ritrovano molti
degli elementi che caratterizzano questa disciplina e, nonostante rappresentino una piccola percentuale del tempo totale, costituiscono una fase estremamente delicata che condiziona la prestazione finale. Le implicazioni tecniche, fisiologiche e biomeccaniche del passaggio nel corso della gara da una disciplina all’altra, sono l’oggetto di studio del presente lavoro. Dopo aver descritto le tipologie e gli elementi caratterizzanti le transizioni vengono forniti spunti di riflessione e alcuni strumenti per l’impostazione metodologica dell’avviamento e dell’allenamento del triathlon, con particolare attenzione all’allenamento giovanile.
Francesco Anesi
IL BINOMIO INNOVAZIONE-SPORT
Nuove prospettive dal Trentino/Universiade