Insegnare a difendere ai giovani calciatori: il concetto di 'mente collettiva'

Di Alessandro Ferraresi





La difesa collaborativa
Ad ogni movimento del pallone corrisponde l’intero movimento della squadra: l’unità, il soggetto preso in considerazione, non è il singolo giocatore ma l’intero gruppo schierato in campo. Riuscire a spiegare ad un gruppo di adolescenti questo concetto risulta essere un passo fondamentale ai fini dell’organizzazione del proprio team.
Le difficoltà purtroppo, e sin da subito l’allenatore se ne accorgerà, non sono poche: se da una parte il singolo sta cercando di diventare tale, acquisendo una propria identità fisica e psicologica, modificare l’atteggiamento egocentrico dell’individuo per veicolarlo ad un comportamento finalizzato ad un’azione collettiva, risulterà essere uno dei concetti più difficoltosi che l’istruttore dovrà essere in grado di rielaborare ai fini dell’insegnamento.
Se in uno sport individuale come il tennis le azioni e la psiche del singolo determinano la strategia della partita, la mente dell’unità “collettivo” propria del calcio, deve essere in grado di fare la stessa cosa. L’unione dei singoli deve poter collaborare alla realizzazione di una strategia prestabilita, ai fini della realizzazione della “mente collettiva”.


Quali sono i riferimenti comuni che i giocatori in fase difensiva devono avere al fine di ottenere un unico comportamento comune strategico? Ciò che determina in primo luogo il movimento della nostra difesa dovrà essere il pallone e non l’avversario in attesa di ricevere palla. Riuscire a far acquisire questo concetto ai giovani calciatori risulterà essere un compito molto arduo poichè l’abitudine, l’istinto, le urla dagli spalti, tenderanno a far adottare al ragazzo una strategia totalmente opposta. 


I riferimenti, al fine della costruzione di una strategia difensiva comune, dovranno essere nell’ordine:
1. muoviti e difendi sempre rispetto la posizione della palla,
2. muoviti e difendi vedendo sempre il pallone e la porta,
3. muoviti e difendi vedendo sempre il pallone, la porta e l’avversario che resta in attesa di ricevere il passaggio dal compagno in possesso palla.


Se da una parte abbiamo continuato a citare la frase “ad ogni movimento del pallone corrisponde l’intero movimento della squadra”, specificando nello stesso tempo come il riferimento del nostro team in fase difensiva sia il pallone, è giunto ora il momento di tentare di capire quali altri importanti riferimenti consentiranno ai nostri giocatori di realizzare una strategia difensiva organizzata da opporre ad ogni attacco degli avversari.


Sarà dovere dell’istruttore sottolineare in questa sede come il momento più adatto per attaccare un avversario sia quello in cui il giocatore della squadra avversaria compie lo stop, proprio perchè in quell’attimo il controllo del pallone non sarà ancora totalmente avvenuto.
Gli allievi saranno introdotti ad un nuovo concetto: un solo giocatore in fase difensiva attaccherà la palla, mentre gli altri si posizioneranno, staccati di tre metri, su una linea ipotetica, detta “la casa dei difensori”. Da questo particolare luogo, i giocatori si alleneranno a sferrare attacchi sul pallone per poi rientrarvi velocemente. Chi sferrerà l’attacco sul giocatore in possesso palla muovendosi dalla “casa dei difensori verso l’avversario”? Quale sarà nello stesso tempo il comportamento dei compagni di difesa?
Il difensore che sferrerà l’attacco sarà quello che vedrà il giocatore in possesso palla nel proprio campo, ovvero nella propria zona di competenza. L’altro rimarrà sulla “casa dei  difensori” mantenedosi in una zona consona per l’applicazione dei concetti prima esposti per la difesa del due contro due.



Per saperne di più: La strategia di gioco come mente collettiva. Perugia: Calzetti & Mariucci, 2013.