Core training

Di C.Ferrante - A.Bollini



La corretta intepretazione linguistica in italiano di Core potrebbe essere quella di “nucleo”, inteso come quella zona centrale del complesso coxo-lombo-pelvico che costituisce un punto di reazione stabile per il resto del corpo o ancora più semplicemente “il centro funzionale del corpo”.

 

Dagli studi sul Core sta nascendo una nuova scienza in grado di rivoluzionare  molti metodi di allenamento tradizionali e per assumere un ruolo cardine in tutti i settori dell’attività motoria. Una nuova scienza che definiremo per convenzione: Core Training. Secondo una visione più ampia, il Core comprende:


“tutti i muscoli compresi fra spalle e pelvi e che agiscono per il trasferimento di forza dalla colonna alle estremità ovvero  consentendo il collegamento reciproco fra tratto assile e tratti appendicolari”.

 

 

La capacità di mantenere una adeguata stabilità funzionale ed un buon controllo neuromuscolare nella regione descritta prende il nome di Core Stability. Il controllo della muscolatura addominale e lombare assume un ruolo primario nella prevenzione e nel recupero di patologie muscolo/scheletriche e nel controllo della postura ma anche nel miglioramento della performance sportiva. Per chiarire ulteriormente il concetto si può intendere il corpo umano come una gru della quale il Core rappresenta la base. Aumentando la stabilità di questa che è la base operativa, si consente un uso migliore e più sicuro delle strutture che su di essa appoggiano. Dal punto di vista antomico si può affermare che viene garantita la stabilità prossimale  assicurando una ottimale mobilità distale.

 

Già alcuni decenni or sono, Joseph Pilates, ideatore del metodo poi affermatosi con successo, aveva denominato Powerhouse quella che oggi viene definita Core Region, inquadrandola come l’elemento portante e fonte primaria nella generazione di tutti i movimenti.
Lo stesso Punjabi lo definiva “Sistema Stabilizzatore Spinale”. Questo modello, tuttora attualissimo, comprende tre sottosistemi che interagiscono per stabilizzare globalmente la colonna vertebrale. Un deficit di uno comporta inevitabilmente stress compensatori negli altri.
Ne fanno parte:
• SOTTOSISTEMA PASSIVO: costituito dai legamenti vertebrali e dai dischi intervertebrali che pur avendo una valenza limitata nella stabilizzazione lombopelvica, svolgono un’azione di primaria importanza nell’informare il S.N.C. sulla posizione ed il movimento della colonna vertebrale. Ciò grazie ai molteplici propriocettori che possiedono e che svolgono questa utilissima azione di feedback.
• SOTTOSISTEMA NEURALE: che modula la stabilità delle strutture in risposta alle forza esterne e ne garantisce il movimento. Esso agisce contraendo o meno le fibre muscolari sulla base delle continue informazioni provenienti dagli organi del Golgi, dai fusi neuromuscolari e dai legamenti vertebrali.
• SOTTOSISTEMA ATTIVO: è costituito da tutte le strutture muscolo-tendinee che agiscono sul complesso lombo-pelvico. La differenza di tensioni che si creano consentono di mantenere una adeguata stiffness vertebrale garantendo la mobilità e la stabilità dell’intero sistema. In tale sottosistema si devono distinguere due diverse unità: una unità interna ed una esterna. La valutazione separata delle due unità deve essere fatta tenendo in considerazione quanto affermato da Faries e Greenwood:
“le due unità debbono sempre operare insieme per garantire una stabilizzazione dinamica ed efficienti movimenti multiplanari del rachide. Una eccessiva attivazione dell’unità esterna senza un adeguato livello di funzionalità di quella interna, crea un pericoloso disequilibrio funzionale.”

 

Per saperne di più: Teoria, tecnica e pratica del Core training per l'allenamento funzionale nello sport. C.Ferrante, A.Bollini. Perugia: Calzetti & Mariucci, 2011.