Nutrizione e psiche: obesità e sovrappeso nella società del benessere
Di Antonio De Martino

Perdere peso appare una tendenza in crescita nella nostra società, una tendenza che sembra rispondere più al richiamo di stereotipi sociali che non ad uno stile di vita sano. Ambire ad un peso corporeo che favorisca una vita sana è sicuramente opportuno, in quanto l’aumento di peso dettato da un regime alimentare scorretto e da uno stile di vita eccessivamente sedentario, favorisce condizioni di salute non positive. Non a caso, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), l’obesità rappresenta uno dei principali problemi di salute pubblica nel mondo.
Il sovrappeso è determinato dall’interazione di fattori di tipo genetico, comportamentale, psicologico e sociale: in merito a ciò, decenni di insuccessi terapeutici dimostrano che per affrontare il problema non basta seguire una dieta alimentare (Andolfi, 2010).
Un corretto programma di educazione alimentare necessita del sostegno psicologico, quale elemento imprescindibile per un percorso di dimagrimento destinato al successo. Il cibo è carico di significati psicologici: mangiare è spesso un modo per sedare stati d’animo spiacevoli (come angoscia, depressione, rabbia, noia e solitudine) associati ad eventi o fasi del ciclo di vita che si sta vivendo.
Per questo motivo, oltre alla dieta e all’attività fisica, risulta importante l’integrazione di un percorso psicologico che offra risposte a domande quali: dove origina lo stimolo a mangiare troppo? Perché si mangia in momenti inopportuni, per esempio durante la notte? Cosa nasconde il potere attrattivo dei cibi maggiormente calorici come i dolciumi? Una dieta da sola può bastare per raggiungere un equilibrio fisico e psicologico?
Le diete tradizionali si basano sulla diminuzione delle calorie: un approccio, questo, che di sicuro a livello fisico comporta benefici, in quanto promuove una perdita del peso in eccesso; di contro, però, si verifica nell’individuo, da un punto di vista psicologico, un aumento del desiderio dei cibi proibiti dalle restrizioni alimentari, con il possibile aumento del rischio di abbuffate che rischiano di vanificare il lavoro fatto con la dieta. Per questo è necessario integrare un programma alimentare ipocalorico con il sostegno psicologico, allo scopo di accompagnare e sostenere l’individuo durante un processo di cambiamento non semplice, un processo che comporta l’acquisizione di un diverso stile di vita alimentare e fisico.
Un approccio completo che valorizzi l’integrazione tra l’attività fisica, un comportamento alimentare sano ed il sostegno psicologico promuove il benessere, e pone la filosofia del wellness della persona al centro dell’attenzione, favorendo uno stato di equilibrio psico-fisico.
Mens sana in corpore sano
Il motto latino “mens sana in corpore sano” rappresenta una valida espressione di quella sana ambizione che ogni individuo dovrebbe coltivare, o meglio che ogni società dovrebbe coltivare, allo scopo di evadere dalla cultura dominante dell’apparire che tende ad imporre sempre più stereotipi estetici fini a sé stessi. Troppo spesso il desiderio di dimagrire e la conseguente dieta gettano le proprie radici nell’insoddisfazione per la propria immagine corporea, un’immagine non in linea con i canoni estetici promossi da una società che si sforza, a volte disperatamente, di associare la bellezza al successo in diversi ambiti, una bellezza effimera e spogliata della sua nobiltà.
Nella società odierna, infatti, l’apparire è sempre più importante e la bellezza è un imperativo, una vera ossessione che induce di venerare le fattezze delle dive del piccolo schermo, come le attrici dai fisici perfetti e le modelle. Aderendo a tale cultura dominante, alle donne che non sono state dotate dalla natura di un fisico perfetto, non resta che affidarsi alle diete o peggio alla chirurgia estetica, col risultato di diventare finte, artificiali e non necessariamente più felici. Da quanto detto emergono chiaramente le due facce di una stessa medaglia: da un lato, l’invito da parte della cultura della sanità a perdere i chili superflui, incentivando una condizione fisica in equilibrio, capace di ridurre i rischi di patologie e sentire il piacere della leggerezza; dall’altro, vi è la tendenza a volte spasmodica di tantissime persone (sia di genere maschile che femminile) a rincorrere un ideale corporeo, spesso irrealizzabile e fonte di disperazione. Ciò alimenta un processo di idealizzazione che non risponde al desiderio di stare bene con sé stessi e con gli altri, bensì alla necessità di aderire all’egemonia culturale del secolo che propone modelli irraggiungibili quanto inopportuni, pena la percezione di sé stessi quali persone sbagliate.
L’intervento psicologico valorizza la costruzione di una motivazione slegata da condizionamenti esterni, aiutando l’individuo a fondare la scelta di dimagrire su una motivazione personale e concreta, ponendo il focus su obiettivi realizzabili, in un sano equilibrio tra etica ed estetica, in cui la perdita di peso è sinonimo dello stare bene con se stessi e con gli altri. Tale processo si inscrive in una cornice di auto-accettazione, incrementando in tal modo l’autostima dell’individuo e migliorando la sua qualità di vita.
Per saperne di più: GIPS, Giornale Italiano di Psicologia dello Sport, n° 19.