L'autoefficacia favorisce il successo
Di Beatrice Corsale

“Ai 50 metri sono già davanti a tutti. Mi raggiunge la sicurezza di farcela.” Questo è il ricordo di Pietro Mennea della sua vittoria nei 100 metri ai campionati Europei a Praga nel 1978 (Mennea e Menarini, 2012). La citazione è solo un esempio dei tanti campioni sportivi che hanno raggiunto brillanti risultati anche grazie alla convinzione riposta nelle proprie capacità.
Tale convinzione e la fiducia nella possibilità di esprimere efficacemente le proprie abilità e potenzialità sono racchiuse nell’espressione “autoefficacia” o “autoefficacia percepita”, coniata da Albert Bandura (1997, 2000), studioso
che si è ampiamente occupato di questo aspetto psicologico. L’Autore ha definito l’autoefficacia come “la convinzione di sapere di saper fare”. Pertanto, a differenza dell’autostima, che è un giudizio di valore che la persona si attribuisce, il senso di autoefficacia è un giudizio sulle proprie capacità.
La convinzione di autoefficacia è stata studiata ampiamente nell’ambito sportivo poiché rappresenta un importante fattore per la promozione del successo, data l’influenza che esercita sull’atleta, sia nella fase di competizione, sia in quella di allenamento (Fig. 1). (Bandura, 1997; Feltz 1992; Feltz e al., 2007). L’importanza delle convinzioni di autoefficacia si deve al fatto che esse influenzano, tra le altre cose, la scelta degli obiettivi dell’atleta (Boyce e Bingham, 1997): un atleta con un elevato senso di autoefficacia tende a scegliere obiettivi stimolanti e realistici ed è motivato nel perseguirli: pertanto, è perseverante nell’allenamento ed è disponibile ad affrontare anche carichi di lavoro intensi, capace di superare momenti difficili come infortuni o cattive prestazioni (Feltz e Chase, 1998).
Infatti, le elevate convinzioni di autoefficacia hanno un’influenza anche sulla valutazione degli eventi: coloro che hanno un elevato senso di autoefficacia tendono a ridurre al minimo l’influenza negativa di imprevisti ed eventi negativi e ad avere una maggiore fiducia nelle proprie possibilità di riuscita e di recupero; hanno inoltre maggiori probabilità di vivere la condizione di flow (Corsale, 2014) e di ottenere migliori prestazioni.
Al contrario, gli atleti con un basso senso di autoefficacia tendono a porsi obiettivi poco ambiziosi (Bandura & Locke, 2003) e si scoraggiano più facilmente di fronte a difficoltà e insuccessi. Inoltre sono meno determinati nel portare avanti programmi di allenamento impegnativi (Fig. 3). In questi casi occorre promuovere nell’atleta la fiducia nelle proprie capacità e nelle proprie azioni, in modo che focalizzi la propria attenzione sulla prestazione e sui pensieri utili, trascurando pensieri dannosi e dimenticando gli errori.
Fonti di autoefficacia
Per potenziare il senso di autoefficacia rispetto a una data abilità occorre tenere presente quali sono le fonti dell’autoefficacia. Una prima fonte è rappresentata dalla persuasione verbale, ovvero dall’incoraggiare l’atleta dicendo che è in grado di compiere una determinata azione o di affrontare una particolare situazione competitiva.
Un altro fattore che incide sul senso di autoefficacia è il modellamento (o modeling), ovvero l’osservazione da parte dell’atleta di altri atleti che compiono l’azione o la prestazione che egli/ella dovrà eseguire (Schunk e al., 1987). Il modellamento è efficace soprattutto quando c’è una somiglianza tra l’osservatore e l’atleta che viene osservato (Bandura e Jourdel, 1991). Un’ulteriore fonte di autoefficacia è costituita dalla visualizzazione (Short e al., 2002); in questo caso, l’atleta dovrebbe ricordare e immaginare l’esecuzione di uno specifico movimento o una sequenza di azioni perfettamente eseguiti. Tale procedura, inoltre, può favorire la concentrazione dell’atleta sia in allenamento sia durante la competizione.
La fonte principale di autoefficacia, tuttavia, è l’esperienza diretta (Bandura, 1977): l’atleta che si cimenta in un nuovo gesto atletico ed esprime una buona prestazione aumenterà il proprio livello di autoefficacia.
Autoefficacia e scelta degli obiettivi
L’adozione di obiettivi stimolanti favorisce, nel tempo, l’espressione di migliori prestazioni (Weinberg e Gould, 2003). Occorre tenere presente che, in ogni caso, la programmazione di obiettivi a lungo termine deve prevedere anche la definizione di obiettivi intermedi che permettano all’atleta di ricevere appropriati feedback relativi ai propri progressi. In tal modo, l’atleta si preparerà in modo più efficiente, avrà un maggiore senso di autoefficacia, elevata motivazione e disponibilità all’impegno e al sacrificio. Naturalmente, per rendere massimo il beneficio della scelta di obiettivi a lungo termine stimolanti e adeguati, è importante che tali obiettivi siano condivisi dall’atleta e dall’allenatore (Feltz, 2007).