La gestione degli errori in attacco e contrattacco nel volley

Di Marco Paolini, Maurizio Moretti



Alzata e schiacciata sono le due tecniche che compongono l’azione d’attacco e quasi sempre identificano il gioco stesso della pallavolo.
L’alzata, che presuppone mani vellutate e attitudini mentali molto spiccate, non è un fondamentale per tutti, mentre la schiacciata rappresenta il gesto alla cui riuscita ambisce maggiormente ogni giocatore: a tutti piace attaccare, uomini e donne, grandi e piccoli, alti e bassi, giovani ed esperti, tutti vogliono soprattutto schiacciare.
La prima cosa che chiedono i giovani del minivolley a noi allenatori è di imparare a schiacciare e noi dobbiamo assecondare tale richiesta, innanzitutto abbassando la rete, affinché i giovani possano attaccare come i campioni. Capita anche di vedere l’utilizzo del palleggio come terzo tocco, anziché l’attacco in schiacciata, con lo scopo evidente di commettere meno errori: tale approccio è completamente sbagliato con i giovani, sia sul piano motivazionale che tecnico; è invece consigliabile di incentivare al massimo l’utilizzo della schiacciata.

Per insegnare la schiacciata è necessario proporre quattro aspetti tecnici essenziali, ben correlati fra loro e che caratterizzano questo gesto anche per giocatori di alto livello:
1) l’inizio della rincorsa con la gamba sinistra e il braccio destro entrambi avanti;
2) l’inizio dello stacco con il tallone destro a contatto con il terreno e la massima oscillazione delle braccia in caricamento;
3) l‘inizio del salto con il braccio destro già carico e il gomito chiuso portato subito alto all’altezza dell’orecchio;
4) il salto verso la massima elevazione con le gambe flesse e sciolte in volo.
Questi quattro flash sono comuni sia al grande volley maschile che a quello femminile e con i giovani è opportuno seguire lo stesso procedimento didattico, sia allenando gli uomini che allenando le donne. Ebbene, le gestualità sono incredibilmente simili. Ciò significa che tale tecnica si può e si deve insegnare, anche a chi magari salta poco e non è ancora in grado di realizzare grandi prestazioni, ma che potrebbe, in prospettiva futura, diventare un attaccante di buon livello.

In realtà c’è molta differenza tra una schiacciata di cambio palla, soprattutto se eseguita dopo una buona ricezione, e un attacco di rigiocata dopo una difesa o una copertura (l’azione, cioè, definita di contrattacco). Nel primo caso si gioca spesso una palla rapida o un primo tempo contro un muro a uno o comunque contro un muro aperto; nel secondo caso invece quasi sempre c’è da schiacciare palla alta contro il muro piazzato. Nella peggiore delle ipotesi, poi, l’alzata proviene da dietro la linea dei tre metri e viene eseguita da un giocatore che non è il palleggiatore.

Errori più comuni in attacco
L’ampia oscillazione delle braccia in caricamento è una caratteristica comune a tutti i campioni e purtroppo molti giovani hanno difficoltà nell’eseguire tale gesto compromettendo gravemente il buon esito della schiacciata: si tratta del primo errore rilevabile in attacco. Un giovane atleta, quando schiaccia, non sempre oscilla correttamente le braccia: gli si propone un esercizio di tecnica individuale in cui deve prima eseguire quattro oscillazioni di braccia, tenendo dei pesetti nelle mani che enfatizzano il movimento richiesto, e subito dopo deve eseguire due schiacciate consecutive. L’esercizio viene ripetuto più volte, fino a che il giovane realizza una buona sequenza ed è importante fargli notare come Kurek faccia arrivare le braccia sopra le spalle!

Nella pallavolo femminile, dove la potenza del colpo d’attacco è un elemento decisivo, oltre all’oscillazione delle braccia, elemento molto importante della schiacciata è il corretto caricamento del braccio che colpisce la palla, con una completa e ampia apertura della spalla in caricamento.
Solo se questo tipo di azione è eseguito nel migliore dei modi, è possibile raggiungere la massima potenza del colpo in attacco. Altro elemento determinante nel volley femminile è il tempo di caricamento dell’arto di attacco. Tale movimento, essendo il tempo di volo ridotto, deve essere molto anticipato, caricando il braccio d’attacco, in modo che la mano passi all’altezza dell’orecchio, senza salire troppo verso l’alto.
Si è preso in considerazione anche l’attacco di Valentina Diouf, confrontando un’immagine in cui lei, in età juniores, schiacciava prevalentemente palla alta, con una perfetta esecuzione tecnica e un’ottima oscillazione di braccia in caricamento. Abbiamo poi analizzato un’altra immagine è più recente che la vede impegnata in un attacco di palla super, ovviamente più rapida della palla alta: ebbene, è evidente come, in tale tipo di schiacciata, l’atleta non riesca ad eseguire l’oscillazione delle braccia e ciò ci fa comprendere come questo sia un problema non solo dei giovanissimi ma, a volte, anche dei campioni.

Il secondo errore esaminato riguarda il timing su palla alta. In particolare è importante aspettare a partire: partendo troppo presto, infatti, è facile andare sotto la palla e non si riesce più ad attaccare correttamente. Su palla alta è necessario partire dopo che la palla è uscita dalle mani del palleggiatore, per arrivare allo stacco con il piede destro e la massima oscillazione delle braccia in caricamento, sull’apice della traiettoria d’alzata, non prima!
Meglio ritardare un poco la partenza e accelerare l’ultima fase, piuttosto che partire troppo presto e andare sotto. Uno degli errori più comuni in attacco è appunto quello di partire troppo in anticipo: i pallavolisti spesso commettono questo errore, perché si fanno prendere dalla foga di schiacciare o per una eccessiva enfasi sul voler fare una palla più rapida.
Partire presto conduce ad una serie di conseguenze negative: l’andare sotto la palla, rallentare la rincorsa, non riuscire a colpire la palla nel punto più alto.

Un altro errore frequente nei giovani pallavolisti riguarda l'alzata di palla alta, che è sicuramente una delle prime tecniche da insegnare ai giovani perché, nelle primissime fasce di età (12-13-14 anni), la palla alta risulta determinante. A questa età nasce il primo conflitto, perché un giovane palleggiatore, con capacità di forza ancora abbastanza limitata, fatica non poco ad alzare una palla alta.
Per alzare palla alta, dunque, è necessario portarsi in anticipo dietro al pallone e spingere, se necessario, anche con le gambe e con il tronco, con unico importante obiettivo: la precisione dell’alzata, la cui traiettoria ipotetica, in caso di ricaduta a terra della palla, dovrebbe terminare all’interno del campo. Come dire, meglio un’alzata corta di palla alta che non un’alzata lunga.

Per saperne di più: La gestione degli errori nel volley. Attacco e contrattacco. Marco Paolini, Maurizio Moretti. Perugia: Calzetti & Mariucci, 2015.