I perché dell'allenamento propriocettivo

Di Italo Sannicandro



Lo schema con cui si instaura un processo recidivizzante a carico di un'articolazione (Lephart ed Henry, 1996; Riva, Soardo e Kratter, 1998) richiamerebbe l'attenzione nei confronti degli aspetti preventivi e riabilitativi finalizzati alla riduzione dell'instabilità funzionale dell'articolazione stessa. Tale aspetto della preparazione assume rilevanza anche laddove il preparatore si accinge a recuperare o ricondizionare atleti provenienti da infortuni di tipo contusivo alla testa: alterazioni delle informazioni propriocettive. Così come disturbi dell'equilibrio rilevati con posturografia dinamica sono stati registrati anche in atleti con lievi infortuni contusivi al capo a tre giorni dall'evento traumatico (Sveistrup, 2001).

 

 

Tuttavia, è compito del preparatore orientare la propria attenzione nei confronti dell'opportunità di migliorare la propriocezione in vista dell'evoluzione delle componenti di forza reattiva dei muscoli del complesso gamba - piede.

 

 

Molteplici risultano infatti le componenti che interagiscono nel sistema di controllo della postura: tra questi, oltre i sistemi sensoriali, la coordinazione intermuscolare ed intersegmentaria, si deve tener presente anche la forza reattiva delle componenti muscolari interessate all'appoggio ed alla propulsione nel passo e nella corsa per adattarsi immediatamente all'ambiente (tipo di superficie, entità dell'attrito ed umidità della stessa) entro cui si svolge l'azione (Sveistrup, 2001). Il lavoro integrato dei muscoli intrinseci ed estrinseci del piede, infatti, costituisce il presupposto sia per l'efficacia e l'utilità delle informazioni di tipo afferente, sia per l'efficacia della funzione motoria.

 

Tale integrazione risulta effettivamente funzionale se l'effettuazione delle esercitazioni proposte rispetta alte velocità di esecuzione: viceversa, alcuni muscoli stabilizzatori dell'articolazione tibio-tarsica, in virtù di un'esecuzione rallentata, non assicurerebbero più tale funzione per divenire muscoli dinamici (Weineck, 1998).

 

Controllo posturale, orientamento ed equilibrio

L'individuo è attento a raggiungere due obiettivi comportamentali differenti ma spesso interdipendenti: l'orientamento posturale e l'equilibrio posturale. Il primo, l'orientamento, deve soddisfare due aspetti del controllo posturale: innanzitutto, ogni soggetto tende ad orientare il corpo secondo delle variabili ambientali, come il mantenimento della verticale della terra; in secondo luogo, in molti movimenti, deve invece allineare diverse parti del corpo in un orientamento specifico per il conseguimento di particolari obiettivi motori o cognitivi. L'equilibrio posturale si riferisce alla abilità di ciascuno nel rimanere in posizione eretta durante il mantenimento di una posizione o durante la preparazione e l'esecuzione di un movimento volontario. I due obiettivi dell'orientamento posturale e dell'equilibrio posturale non sempre sono importanti allo stesso modo: tutto ciò è comprovato dall'osservazione di un atleta che deve risolvere un compito motorio.

 

 

Ad esempio, un giocatore che è impegnato in un contrasto al suolo o aereo è meno interessato dell'orientamento del tronco sulla verticale o dei segmenti articolari specifici di quanto non si interessi a mantenere l'equilibrio per continuare a giocare. Viceversa, il portiere che blocca un colpo però è meno interessato a rimanere in piedi, mentre tronco e orientamento intersegmentale sono cruciali quando salta per bloccare un tiro indirizzato verso la rete. Molteplici sono comunque gli aspetti che devono essere considerati quando si parla di valutazione e controllo dell'equilibrio:

- l'abilità a mantenere la stabilità e l'orientamento in condizioni sensoriali alterate;
- i limiti percettivi della stabilità, percezione dell'orientamento verticale e percezione del movimento proprio/ambientale;
- le risorse di attenzione necessarie per l'equilibrio.

 

 

Questi tre aspetti possono rappresentare altrettanti percorsi di lavoro con gli atleti laddove il preparatore intende sollecitare le capacità popriocettive: tutte le esercitazioni strutturate ad handicap (cioè con l'eliminazione di un canale sensoriale) o quelle che invece prevedono sovraccarico percettivo si prestano efficacemente al raggiungimento dell'obiettivo. Nelle prime è evidente la funzione vicariante di alcuni canali senso-percettivi, mentre nelle seconde l'obiettivo è rivolto al miglior reclutamento delle risorse attentive per selezionare le informazioni più significative.

 

 

Per saperne di più: La propriocezione. Rapporti con la capacità di disequilibrio negli sport di situazione - Italo Sannicandro. Calzetti & Mariucci: Perugia, 2007