Fasi di transizione del triathlon

Di M. Miglio, A. Bottoni, A. Boni, A. Dotti, C. Mauri, A. La Torre





Le fasi di transizione trasformano la somma di tre diverse discipline, nuoto, ciclismo e corsa, in un’unica entità sportiva: il triathlon. Le implicazioni tecniche, fisiologiche e biomeccaniche del passaggio da una disciplina all’altra rappresentano l’oggetto di studio del presente lavoro. Lo scopo è quello di fornire nuovi spunti di riflessione e alcuni strumenti per l’impostazione metodologica dell’avviamento e dell’allenamento del triathlon.
Il triathlon è uno sport multidisciplinare in cui tre diverse espressioni sportive, il nuoto, il ciclismo e la corsa, sono collegate tra loro mediante la transizione. Il triathlon possiede l’affascinante e singolare caratteristica di essere uno sport di resistenza che richiede tuttavia momentanei sforzi di altissima intensità che, nella dinamica di ogni competizione, risultano determinanti ai fini della prestazione agonistica.


Come altre discipline di endurance (maratona, marcia, sci di fondo), l’allenamento del triathlon ai massimi livelli richiede una specifica e assai attenta preparazione aerobica, requisito fondamentale nella performance del triathlon (Bentley, Millet, Vleck, McNaughton 2002). A differenza di molte discipline cicliche dell’endurance, il triathlon, come in parte lo sci di fondo o alcune competizioni di ciclismo, richiede in alcune fasi della gara la capacità, da parte dell’atleta, di saper esprimere gradienti di forza elevati e quindi la combinazione dei meccanismi energetici aerobico e anaerobici, con le cinetiche opportune, per poter sostenere le intensità richieste, nella maggiore economia possibile di risorse per la parte rimanente di competizione (Millet, Vleck 2011).
Triatleta è colui che esprime la sua massima capacità prestativa in un contesto in cui si innestano variabili tecniche e fisiologiche previste e imprevedibili che si concretizzano nel susseguirsi di nuoto, ciclismo e corsa. Molte delle variabili che il triathlon propone si riscontrano nelle fasi di transizione, le transizioni costituiscono l’essenza e la specificità del triathlon e la semplice somma di tre diverse discipline assume un’unica dignità grazie alle transizioni.


Prima transizione
Nella prima transizione, nuoto-ciclismo, si possono individuare le seguenti fasi:
• ultima fase della frazione di nuoto;
• trasferimento in zona transizione;
• individuazione e raggiungimento della propria postazione;
• elementi tecnici di transizione: operazioni con cuffia, occhialini, muta, casco e bicicletta;
• uscita dalla prima zona di transizione conducendo la bicicletta;
• salita sul mezzo in movimento;
• utilizzo immediato dei pedali e operazioni con le scarpe da ciclismo;
• primi km di ciclismo.
È noto già dai primi studi che le condizioni fisiologiche in cui viene fatta la prima transizione possono limitare la prestazione delle due discipline successive (Lepers et al. 1995).
Alcuni studi sulla prima transizione hanno rilevato, ancora prima della liberalizzazione della scia nel ciclismo, percentuali interessanti di coinvolgimento del meccanismo anaerobico lattacido (Margaritis 1996). Una ricerca condotta nel 2002 dalla Federazione italiana triathlon con l’Istituto di Scienze dello sport del Coni ha verificato, su un gruppo di triatleti di valore nazionale di entrambi i sessi, un innalzamento dei valori di lattato ematico al termine della prima transizione e dopo i primi chilometri della frazione ciclistica.


Seconda transizione
Nella seconda transizione, ciclismo-corsa, si possono individuare le seguenti fasi:
• ultimi km di ciclismo;
• ingresso in zona transizione, individuazione e raggiungimento della propria postazione;
• operazioni pratiche di transizione: bicicletta, casco, scarpe da corsa;
• uscita dalla zona di transizione;
• primi km di corsa.
Numerosi studi hanno dimostrato che la transizione ciclismo-corsa induce fatica nei muscoli delle gambe e una redistribuzione del flusso ematico fra differenti gruppi muscolari degli arti inferiori. È interessante studiare anche l’influenza degli aspetti coordinativi sul passaggio dal gesto della pedalata a quello della corsa che, al pari degli aspetti muscolari e  metabolici, è in grado di influenzare il costo energetico della corsa.
Alcune ricerche hanno dimostrato che il costo energetico della corsa aumenta dopo una fase di affaticamento in bicicletta e che questo incremento può variare da 1,6% a 11,6% (Miglio, Boni 2006). 


Aspetti metodologici
La logica degli allenamenti combinati rappresenta la chiave di lettura di una nuova metodologia dell’avviamento, dello sviluppo e dell’allenamento del triathlon. I criteri di impostazione dell’allenamento “back to back” che Millet proponeva qualche anno fa per il miglioramento della seconda transizione (Miglio, Boni 2006), sono più che mai attuali e vanno applicati anche alla preparazione del passaggio dal nuoto al ciclismo. I seguenti obiettivi dovrebbero essere parte integrante di ogni strategia di incremento delle capacità prestative del triatleta:
• migliorare i tempi di adattamento;
• sviluppare le informazioni sensoriali e somatognosiche;
• abituare al cambio di postura e alla redistribuzione del flusso ematico nei vari distretti muscolari;
• migliorare la rapidità con cui si compiono le abilità di transizione;
• migliorare le abilità in stato di affaticamento.
Le esercitazioni necessarie al raggiungimento di tali obiettivi, abilità di transizione, allenamenti combinati e transizioni, assumono una valenza diversa proprio in relazione all’obiettivo specifico a cui sono indirizzate. L’apprendimento delle abilità di transizione e il miglioramento della rapidità con cui vengono eseguite (flash transition) sono di fondamentale importanza, ma non sono gli unici obiettivi da raggiungere.



Per saperne di più: SDS Scuola Dello Sport 100, Perugia: Calzetti & Mariucci, 2014



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