Marco Ferrante, Giuliana Conte, Marco Arpino
LE NUOVE NORME SPORTIVE ANTIDOPING
Prime riflessioni sulle nuove Norme sportive antidoping in vigore dal gennaio 2011
Si presentano le Nuove norme sportive antidoping pubblicate dal Coni, in vigore dal 1 gennaio 2011 analizzando le novità introdotte con esse. Dopo avere sintetizzata brevemente la nuova struttura delle Norme, se ne presentano gli elementi di novità nei due titoli: Principi generali e Procedimento disciplinare in cui esse si articolano. Si analizzano così le novità introdotte nel I Titolo pèr quanto riguarda il campo di applicazione delle Norme (cui è stato dedicato un paragrafo unificando le relative disposizioni precedentemente dislocate in una pluralità di articoli); i principi generali; le sanzioni; la lista delle sostanze e dei metodi proibiti; le procedure di esenzione (con particolare riferimento all’introduzione della Notifica di intervento terapeuticoi in sostituzione della previgente Dichiarazione di uso terapeutico); la disciplina dell’esecuzione dei controlli e l’analisi di laboratorio. Si esamina, successivamente, il II Titolo, che organizza e contiene, secondo la nuova impostazione, tutte le disposizioni che riguardano il provvedimento disciplinare; le indagini; le disposizioni comuni disciplinari; il procedimento dinanzi all’organismo giudicante di I grado; le fasi del dibattimento, il dibattimento e la decisione; le procedure d’impugnazione. Si descrive poi nei particolari il sistema articolato dei vari provvedimenti che possono essere impugnati, oggetto della IV sezione del II Titolo.
Giovanni Esposito
RESPONSABILITÀ SOCIALE E SPORT
La responsabilità sociale nelle Organizzazioni sportive italiane: un modello d’indagine (parte seconda)
L’articolo descrive la seconda parte della sintesi di un progetto di ricerca finalizzato alla lettura della responsabilità sociale nelle organizzazioni sportive italiane, alle modalità della sua diffusione e alla verifica di quali percorsi inducono non solo grandi
organizzazioni, ma anche piccole e medie società sportive italiane, verso la sua valorizzazione. In particolare la strategia di ricerca si è focalizzata sullo studio di caso multiplo analizzando una società per azioni (Padova calcio), una associazione riconosciuta senza scopo di lucro (Federazione Motociclistica italiana), una società consortile a responsabilità limitata (Maratona di Treviso) e una società a responsabilità limitata (Pallacanestro Virtus Roma). I risultati dello studio sembrano dimostrare che la responsabilità sociale sia percepita come un argomento importante, anche da parte dei dirigenti sportivi italiani intervistati, ma esiste un certo divario tra la sua rappresentazione e i concetti teorici ad essa connessi. In particolare è emerso che sono state scelte modalità diverse di erogazione della responsabilità sociale nelle organizzazioni sportive italiane, non sempre corrispondenti a logiche strategiche consapevoli; un altro particolare dato emerso è la frequente debole coerenza tra le varie dimensioni che interessano l’erogazione della responsabilità sociale. La scelta di modalità diverse della sua erogazione parrebbe legata principalmente ad una scarsità di risorse (tra le quali il Know How) da dedicare al tema, la cui trattazione è spesso connessa a coincidenze particolari e a interessi di ben identificati stakeholder (sponsor piuttosto che mondo accademico). Eppure la gestione corretta della responsabilità sociale può offrire alle organizzazioni sportive la possibilità di trovare qualche metrica – ormai indispensabile - per misurare, contabilizzare e valorizzare alcuni preziosissimi elementi quali la reputazione, la conoscenza, il clima organizzativo, la creatività, la gestione delle aspettative degli stakeholder, i momenti aggreganti, il consenso, la trasparenza e non ultima la passione delle tantissime persone che spesso, a titolo volontario, lavorano nello sport, per lo sport.
Fabrizio Biffi
CONOSCERE LE ORGANIZZAZIONI SPORTIVE
Un'analisi essenziale delle dinamiche organizzative nel mondo dello sport, premessa indispensabile per lo studio del management sportivo
Dopo avere illustrato quali siano i motivi per i quali per ottenere dei buoni risultati di gestione e un’efficienza complessiva del management di una organizzazione sportiva, è necessario studiare le organizzazioni sportive, i loro sistemi e le loro strutture, si analizza il sistema in cui tali organizzazioni sono inserite, regolamentate e organizzate. Tale sistema viene descritto tenendo conto dei suoi vari livelli di riferimento: internazionale, continentale, nazionale, attraverso un’analisi sintetica di come si collocano nell’architettura generale del sistema sportivo istituzionale, le principali figure organizzative che si riconoscono nella visione e nella missione che sono alla base del Movimento olimpico moderno: il Comitato olimpico internazionale, le Federazioni sportive internazionali, i Comitati olimpici nazionali, i Comitati organizzatori dei Giochi olimpici, le Federazioni e le Associazioni nazionali, le Società sportive (i club). Si possono così identificare i diversi soggetti dell'organizzazione sportiva, collocandoli nei vari livelli di riferimento (mondiale, continentale, nazionale), attribuendo ad ogni tipologia organizzativa un ruolo ed una funzione, che dipendono dalla tradizione e dai vari livelli di riconoscimento in ambito nazionale ed internazionale. Si fornisce così uno strumento sintetico che permette di orientarsi nel sistema sportivo che, con tutte le sue peculiarità e le varie forme in cui si articola, rappresenta uno dei fenomeni più universali dell'epoca moderna
Eystein Enoksen, Fredrik Aukland, Edvard Harnes
IL MODELLO NORVEGESE D’ALLENAMENTO NELLO SCI DI FONDO
Una analisi dei fattori che determinano la prestazione nello sci di fondo;periodizzazione dell’allenamento e ottenimento della forma nello sci di fondo a livello internazionale (parte seconda)
Dopo avere analizzato nella prima parte i fattori che determinano le prestazioni internazionali di alto livello nello sci di fondo si presenta la documentazione relativa all’allenamento di uno sciatore di fondo norvegese di alto livello durante un periodo di allenamento della durata di tre anni (1999-2002). In questa seconda parte si analizza l’utilizzazione delle diverse forme di allenamento, le ore di allenamento nelle diverse zone d’intensità, la durata in ore e il numero della gare e la preparazione immediata alla gara dei 50 km a tecnica classica con partenza in linea dei Campionati mondiali del 2005. I dati quantitativi sono stati ricavati da quelli riportati nei diari di allenamento dell’atleta.
A cura di Mario Gulinelli
TRAINER’S DIGEST
Forza e resistenza
Miriam Hilgner-Reck, Klaus Wirth
L’ALLENAMENTO DELLA FORZA NEL NUOTO
Le capacità di forza rilevanti per il nuoto e il loro controllo nell’allenamento
in vasca e a secco (parte prima)
Nel nuoto un allenamento sistematico della forza può essere utilizzato sia per contribuire a migliorare diversi fattori che influenzano la prestazione di gara (partenza, virata e tempi di nuotata), sia come prevenzione dei traumi da sport. Se si esamina la letteratura sull’allenamento della forza in questo sport si ottiene però un quadro non unitario per quanto riguarda la scelta dei contenuti, dei metodi e dei mezzi di allenamento. Senza volere esporre la situazione molto contraddittoria dei dati sperimentali su questo tema, partendo da riflessioni teoriche e da ricerche rilevanti per l’allenamento di questa capacità, l’obiettivo dell’articolo è quello di ricavare aspetti che permettono di fornire un quadro delle basi, delle specificità e dei metodi pratici di allenamento, che possa essere rilevante per la pratica dell’allenamento della capacità di forza nel nuoto.
Pietro Luigi Invernizzi, Raffaele Scurati, Claudio Ciapparelli, Giorgio Gatta, Antonio La Torre
PERFORMANCE NATATORIA, CONTROLLO MOTORIO E APPRENDIMENTO TECNICO
Eclettismo e subacquee, due elementi chiave della prestazione
Per fornire una risposta alle domande se esista una relazione tra performance di alto livello e insegnamento tecnico di costruzione; quali siano le competenze che un tecnico sportivo deve possedere per costruire atleti competitivi sul piano tecnico e se la ricerca deve fornire un contributo verso un miglioramento dell’insegnamento tecnico finalizzato alla performance, la tecnica di nuoto viene osservata in modo nuovo rispetto all’approccio tradizionale, secondo una proposta basata su una concezione che prevede l’integrazione costante tra teorie, osservazione dei risultati della performance, ricerca e un indirizzo mirato dell’apprendimento tecnico.
Massimiliano Gollin, Maurizio Gioda, Alessandro Luciano, Luigi Casale
ESTENSIBILITÀ MUSCOLO-TENDINEA E RISCALDAMENTO
Determinazione del numero di serie efficaci per raggiungere la massima elongazione muscolo-tendinea
Per individuare il numero delle serie utili al massimo allungamento muscolare senza percepire la sensazione di dolore, un gruppo di atleti è stato sottoposto al test sit and reach. Il gruppo campione era composto da atleti praticanti tennis a livello agonistico. Sono stati studiati cinque atleti (Gm) (età 14±3 anni, peso di 51±14 kg, altezza 160±14 cm, con 5±2 anni di allenamento) e cinque atlete (Gf) (età 15±3 anni, peso 59±7 kg, altezza 163±7 cm, 5±3 anni di allenamento). Il test, proposto come vero e proprio esercizio è stato ripetuto a intervalli regolari di 30 s. Il tempo massimo di allungamento statico raggiunto è stato mantenuto per circa 2±1 s. Le misure ripetute del test hanno indagato se la muscolatura estensoria del rachide presenti un trend di elongazione muscolare individuabile in un numero probante di serie efficaci al massimo allungamento. Il campionamento delle variabili è stato effettuato in prima istanza senza la somministrazione di warm up e quindici giorni dopo, in condizioni standardizzate di warm up, per stabilire un’eventuale variazione della flessibilità. Nell’analisi statistica p è stato fissato a 0,05, i dati rilevati sono stati trattati con i test statistici non parametrici di Wilcoxon, Mann-Whitney e la Correlazione di Spearman. Lo studio mette in luce come sia stato possibile individuare il numero delle serie utili al raggiungimento della massima elongazione muscolo-tendinea. Si evidenzia come il protocollo del test possa essere assimilato ad una tecnica di allungamento statico, però ridotta nei suoi tempi di mantenimento della postura raggiunta, e intervallata in modo regolare da 30 s di recupero. Le misure ripetute del test, divenuto l’esercizio stesso per la ricerca del massimo allungamento individuale, hanno permesso di stabilire un numero di serie efficaci al suo raggiungimento che in condizioni di non warm up, dal minimo ROM al massimo ROM (p<0,01), è risultato di dodici serie. Le stesse misurazioni in condizioni standardizzate di warm up, dal minimo ROM al massimo ROM (p<0,001) hanno evidenziato un numero di dieci serie. Le misurazioni svolte a caldo nei confronti di quelle eseguite a freddo hanno permesso di comprendere come il campione in condizioni di riscaldamento parta da un basale più elevato, avvalorando come suggerimento antinfortunistico la procedura del riscaldamento e non quella dello stretching.
Claudio Macchi
L’ATTIVITÀ FISICA ADATTATA SUL POSTO DI LAVORO
Il dorso curvo e il mal di schiena: attività fisica adattata in ambiente lavorativo
Per Attività fisiche adattate (Afa) si intendono programmi di esercizio non sanitari, svolti in gruppo, finalizzati anche alla modificazione dello stile di vita, per la prevenzione secondaria e terziaria della disabilità. Infatti, una consolidata evidenza scientifica indica che numerose condizioni di morbosità, disabilità e mortalità prematura possono essere prevenute attraverso comportamenti e stili di vita sani, dove l’attività fisica viene riconosciuta come un fattore determinante. Se questo è vero per il soggetto sano, lo è ancora di più per quello malato. Le sindromi algiche da ipomobilità comprendono una serie di affezioni che interessano principalmente l’adulto, in gran parte riconducibili a patologia miofasciale e a forme minori di patologia osteoarticolare cronica. I disturbi più frequentemente riscontrabili sono rachialgia (mal di schiena), dolori mioarticolari diffusi, alterato controllo della postura, dell’equilibrio e del cammino. Hanno una patogenesi multifattoriale e includono tra i principali fattori di rischio anche aspetti connessi allo stile di vita (sedentarietà, sovraccarichi di tipo meccanico, fumo, alimentazione). Nell’approccio a queste condizioni croniche è fondamentale che il soggetto acquisisca consapevolezza che il procedimento terapeutico deve prolungarsi nel tempo anche attraverso una modifica dello stile di vita. In questa ottica i programmi Afa rappresentano strategie di intervento per la promozione della salute e non di contenimento/cura della malattia.
Gli obiettivi specifici sono rappresentati dal miglioramento del trofismo muscolare in particolare a livello dei muscoli assiali, della flessibilità articolare, della distribuzione
del carico sui corpi vertebrali, della resistenza allo sforzo, del cammino e dell’equilibrio. Altri obiettivi sono la prevenzione della perdita di massa ossea e della sindrome metabolica. L’ingresso nel programma Afa è raccomandato a tutti i soggetti con postura flessa e/o mal di schiena cronico senza instabilità clinica. I soggetti possono essere indirizzati al programma di Afa dal medico di medicina generale o dallo specialista oppure da istruttori laureati in Scienze motorie e in attività motoria e sportiva preventiva e adattata. Fondamentale l’impiego di questionari validati per evidenziare eventuali controindicazioni e poter eseguire il programma in sicurezza. I programmi di Afa non devono essere svolti in ambienti sanitari, anche se il locale da adibire, anche temporaneamente, a tale forma di attività, deve possedere requisiti tali da garantire il corretto svolgimento degli esercizi e la salvaguardia da infortuni. Può essere quindi un qualsiasi locale annesso a quello del posto di lavoro, facilmente e immediatamente raggiungibile da tutti, per poter utilizzare anche brevi pause lavorative per gli esercizi di gruppo. Gli strumenti necessari sono pochi e di basso costo. I corsi Afa per il mal di schiena rispettano precisi criteri di applicazione: gli insegnanti sono tenuti a somministrare solo ed esclusivamente gli esercizi del protocollo senza variarli in alcun modo. La spiegazione degli esercizi deve essere breve e chiara e l’insegnante è tenuto a mostrare, eseguendolo di persona, il corretto svolgimento degli esercizi. È fondamentale che l’insegnante parli a voce alta e ben scandita, usando una terminologia facile ma corretta, spiegando le finalità degli esercizi stimolando l’autocorrezione. Durante le prime lezioni verranno proposte le precauzioni da adottare nella vita quotidiana (ad esempio, come sdraiarsi e rialzarsi da terra e dal letto, posizionarsi a letto, allacciarsi le scarpe, raccogliere oggetti da terra, prendere oggetti dall'alto, sollevare pesi, rilassarsi su un divano, svolgere lavori di casa). L’insegnante illustrerà l’importanza delle posizioni antalgiche, della respirazione e della differenza tra respirazione costale e diaframmatica, e prenderà in esame le posizioni che il soggetto incontrerà nel protocollo Afa. Per non creare lesioni muscolo-tendinee e riuscire a controllare la loro esecuzione corretta gli esercizi debbono essere eseguiti lentamente. La durata delle sedute dipende dalla velocità di esecuzione e dal numero di ripetizioni, ma comunque non dovrebbe essere inferiore a 15 e superiore a 45 minuti. Il programma proposto prevede una frequenza di 3 sedute a settimana. Sarà poi necessario aggiungere una educazione posturale adeguata che insegni l’uso corretto del corpo nelle attività quotidiane, per mettere in pratica ciò che
si è acquisito con gli esercizi.